Progetto promosso dal Parco archeologico dell’Appia Antica con il sostegno del Ministero della Cultura - Direzione Generale dello Spettacolo e ideato in collaborazione con la Rete dei Teatri di Pietra

TEMPESTA | dom 30 giugno | ATTRAVERSAMENTI, la via Appia tra Pietra e Visione

 dom 30 giu 24 ore 21,00

Mausoleo Cecilia Metella - Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)
#spettacolo

Compagnia MDA Produzioni Danza
TEMPESTA
dall'Eneide di Virgilio
drammaturgia Sebastiano Tringali
regia e coreografia Aurelio Gatti
con Elisa CARTA CAROSI, Lucia CINQUEGRANA, Paola SARIBAS e
Sebastiano TRINGALI
 

Una «tempesta» di emozioni che coinvolgono gli spettatori trasportandoli
simbolicamente su quelle carrette del mare, immersi nel buio, in balia delle onde, dove gli attimi diventano l’eternità. Memorie di una vita vissuta mai abbastanza, interrotta dalla tempesta di ricordi che si mischiano inutilmente alle speranze. Il futuro negato. Il respiro silente del mare è filo conduttore della «Tempesta». La via del mare, la via della speranza, il nubifragio, la tempesta, la costa che è ancora lontana. L’inevitabile tragedia.

Ritrovare parallelismi tra poesia e la cronaca o l’attualità, non stupisce : così anche nel viaggio di un grande classico come l’Eneide, ci si incontra col tema delle migrazioni a seguito di violenze: un gruppo di pagani che sfuggono da un’invasione vera e propria (la guerra dei Greci contro Troia), perpetrata con violenze di ogni genere fino ad operare una vera e propria sostituzione etnica. L’Eneide inizia con una tempesta: e non una tempesta qualunque, ma un perfect storm virato sulle ali del mito, un’arcitempesta in cui tutti i venti a disposizione di un dio intervengono a recare la maggior devastazione possibile. Quella tempesta rispecchia in fondo qualcosa che l’uomo/Enea ha dentro : è l’epifania di un punto di rottura interiore …. e quel gridare dell’uomo/eroe è rivelante.

Il mare, la sua vastità, il suo respiro... il silenzio umano che ne compete. Non più storie di uomini e il mare, ma lo sgomento di un “Mare” non più vita, non più incontro o prospettiva. Eppoi una terra/spiaggia, Europa, non più principessa di Tiro e regina di Creta, ma approdo ostile in cui essere migrante è delitto.

Un percorso di sola lirica e stupefazione in cui i ricordi si mescolano con la memoria presente e l'intuizione del tutto. L'attore così diventa il luogo e lo spazio di “ Transito” di infinite vicende... mentre la danza respira l'immanenza di una vita desiderata e “ mai più vissuta abbastanza”.
…. I remi si spezzano, la prua si rivolta, offre all’onde
il fianco: gli corre incontro il monte d’acqua scrosciando.
Pendono questi in vetta al flutto, a quelli l’onda, che piomba,
apre tra i flutti la terra, schiuma e sabbia ribollono.
…. un maroso investe a poppa: ne balza via il timoniere
e a capofitto precipita; l’onda tre volte
fa roteare la nave, il vortice avido l’inghiotte nel mare.
Si vedono corpi nuotare dispersi pel gorgo funesto,
armi guerriere, e tavole, e teucri tesori fra l’onde.

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